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Nonno, Salbaneo si chiamava veramente così o era un soprannome che gli avevano dato? Ovviamente Anselmo conosceva già la risposta, perché il nonno gli aveva raccontato quella storia innumerevoli volte, ma per lui ogni volta era come la prima, era come se anche lui fosse entrato nella fiaba e partecipasse a quegli eventi, assistendovi in prima persona.

Salbaneo era solo un soprannome, gli disse il nonno, lo chiamavano così perché era dispettoso come un folletto. I salbanei sono creature del Mondo di Mezzo, continuò, e si divertono tantissimo a giocare brutti scherzi: intrecciano le criniere dei cavalli per esempio, fanno lo sgambetto ai ragazzi e alle donne, ma soprattutto nascondono le cose alle persone. Lo sanno molto bene i boscaioli che vanno a far legna nella foresta: quando si fermano a riposare devono prestare molta attenzione alle loro cose, perché i salbanei si divertono a nascondere la legna e anche la scure e i boscaioli rischiano di tornare a casa a mani vuote.

Il sole basso proiettava ombre fantastiche tra gli alberi, colori e immagini che riportavano la mente del nonno ai racconti favolosi che aveva udito da bambino. Come la prima volta che aveva sentito parlare delle anguane. Avrà avuto all’incirca la stessa età di Anselmo e andava nel bosco con suo padre a far legna. Un giorno si imbatterono in una cavità che si apriva tra due rocce ricoperte di muschio, una fenditura triangolare abbastanza ampia da far passare un uomo accovacciato. Aveva un aspetto buio e minaccioso, con spifferi gelidi che uscivano come dalla bocca di un gigante di pietra.

Era il bus dele anguane, gli spiegò suo padre, una caverna profonda e inesplorata che portava non si sa dove. Molti pensavano che conducesse alla casa sotterranea delle anguane, esseri mitologici dal corpo di donna e dalle zampe caprine, a volte benevole ma per lo più pericolose e malefiche. Suo padre si era raccomandato che lui non andasse mai da solo in quel posto, nemmeno in pieno giorno, perché non si sa mai con le anguane, possono farti una carezza ma possono anche portarti via per sempre, nelle profondità della terra. Era già successo che qualche bambino fosse sparito e i vecchi dicevano che era stato rapito dalle anguane, ma anche qualche adulto era scomparso in quella caverna e anche in quel caso si era data la colpa a queste creature misteriose e malvagie.

C’era chi giurava di averle viste, solitamente di notte, camminare nel bosco avvolte di bianche vesti svolazzanti, con i lunghi capelli sciolti e le veloci zampe caprine che consentivano loro di fuggire rapidamente non appena scoperte. Talvolta le avevano viste vicino alle fonti, intente a lavare dei panni, o trasportare l’acqua con dei cesti di vimini. Non era infrequente sentirne l’urlo straziante dilaniare il silenzio della notte, un grido prolungato, stridulo, agghiacciante. A quei tempi non c’era bambino o ragazzo che osasse mettersi in cammino nel bosco dopo il tramonto, troppa era la paura, troppo grande il rischio di fare un brutto incontro: anguane, salbanei, ma anche gli altri esseri che formavano il Piccolo Popolo, come le strighe, il mazaròl, il martoréo, il Badalísch.

Anselmo strattonò il braccio del nonno. Nonno, mi senti? Ti ho fatto una domanda. Nonno! Nonno! Nonno!

Il nonno si era perso nei suoi pensieri, il ricordo pauroso del bus dele anguane lo aveva distratto e la sua mente aveva iniziato a sprofondare sempre più nei ricordi. Aveva rivisto suo padre, le lunghe gite nel bosco, le storie di anguane, salbanei e di altri esseri del Mondo di Mezzo.

Ma nonno, il Piccolo Popolo esiste davvero? Anselmo continuava a richiamare l’attenzione del vecchio. Dimmelo dai! Nonno, dimmelo. Se il Mondo di Mezzo esiste veramente perché non posso vedere anch’io i suoi abitanti? Perché non li incontriamo quando veniamo nel bosco?

Il nonno si riprese dal torpore dei ricordi, la bocca impastata come dopo un lungo sonno si aprì per parlare.

Il Piccolo Popolo esiste, caro Anselmo, esiste eccome, disse il nonno. Soltanto è più riservato, più nascosto, è più difficile da vedere perché il mondo è cambiato ed è cambiato anche il cuore delle persone. Il cuore degli uomini è freddo caro Anselmo ed è per questo che il Mondo di Mezzo è così difficile da percepire.

Il sole basso proiettava ombre fantastiche tra gli alberi, i colori e le immagini della natura si mescolavano alle immagini mitiche evocate dai racconti del nonno. Anselmo sorrideva e una stellina luccicava nei suoi occhi, fissi in un punto imprecisato davanti a se. Il nonno lo guardò, il bimbo sorrideva e i suoi occhi non vedevano gli alberi, le foglie, il cielo, le montagne, forse stavano penetrando i segreti del Mondo di Mezzo. Anselmo era felice e il nonno con lui.

[continua…]