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Pensieri sotto la neve

Pensieri sotto la neve

Archivi Mensili: marzo 2014

Un altro premio

28 venerdì Mar 2014

Posted by Andrea in Riconoscimenti

≈ 6 commenti

Tag

Award, Nomination, Premi, Riconoscimenti

Liebster blog award

È la seconda volta che vengo nominato per il Liebster Award e ringrazio fulvialuna1 per avermi segnalato.

Devo dire che non sono un amante delle catene di S. Antonio, che solitamente non incentivo e alle quali quindi non partecipo, ma in questo caso è diverso: se una persona segnala il mio blog significa che ha apprezzato ciò che scrivo e questo indubbiamente è un grande piacere.

Quindi bando alle ciance e veniamo al sodo.

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Semplicità

28 venerdì Mar 2014

Posted by Andrea in Riflessioni

≈ 11 commenti

Tag

Pensieri, ricchezza, riflessioni, semplicitá

Cammino per la strada e osservo le persone attorno a me. Un giovane con una cresta alta un metro, un altro dai muscoli pompati con il compressore che esplodono all’interno di un vestito troppo stretto. Una signora dalle labbra gonfiate come un canotto indossa una pelliccia di leopardo con lo strascico…

E ancora: bellimbusti abbronzati in pieno inverno, signorine che pesano 45 kg ma indossano una quarta di reggiseno, automobili degne di Batman o James Bond prese a nolo per far colpo sugli amici…

Quante persone cercano di stupire e attirare l’attenzione con abbigliamenti, capigliature, modi di fare ricercati o originali? In quanti si affidano ad un oggetto (prezioso, tecnologico o raro) puntando su di esso per rappresentare la propria personalità in una sorta di feticismo socioculturale?

È così difficile essere se stessi? Avete forse paura di non essere accettati, di non essere apprezzati? O piuttosto la povertà di idee e il vuoto interiore devono essere nascosti sotto pesanti strati di futilità?

Si cerca a tal punto di essere o fare gli esclusivi, che escludendo una persona dopo l’altra alla fine si resta soli. E la solitudine regna sovrana in questo mondo che non dorme mai, dove tutti siamo connessi gli uni agli altri, dove regna la comunicazione perenne, dove sembra non esserci più un luogo tranquillo in cui sostare e meditare.

La solitudine regna perché chi parla continuamente non ascolta mai, chi continua a muoversi non si ferma mai un attimo a riflettere, incontra mille persone ma non condivide nulla con loro, conosce un milione di individui ma non dà nulla e non riceve nulla.

Sembra ormai che per affermare se stessi si debba necessariamente compiere atti straordinari, vestire in modo ricercato, possedere beni di lusso, riportare esperienze incredibili. Ma io adoro la semplicità, quella che di solito caratterizza le persone veramente ricche, perché ricchezza significa pienezza, di idee, di relazioni, di interessi, di passione, di affetti.

Adoro la semplicità che si manifesta nella sobrietà, nella modestia, nella cortesia, nell’ascolto, nel rispetto e che ogni tanto esce timidamente allo scoperto con una citazione colta, un pensiero erudito, una riflessione acuta, un punto di vista originale.

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La mia montagna

23 domenica Mar 2014

Posted by Andrea in Escursioni, Montagna, Ricordi, Riflessioni

≈ 16 commenti

Tag

dolomiti, montagna, natura, Pensieri, riflessioni

Si, lo so, questa definizione cozza con il mio modo di pensare: come può una montagna essere mia? Se vogliamo proprio dirla tutta, nulla secondo me può essere veramente nostro. Una bestemmia? Forse, ma io la penso così. Come possiamo dire che una cosa è nostra se poi basta un nonnulla per perderla? Non parlo solo delle cose materiali, come il denaro, l’automobile o il lavoro, ma anche di ciò che materiale non è: le amicizie, il benessere, la salute, la felicità, l’amore. Per non parlare di ciò che dovrebbe essere veramente nostro e che invece perdiamo ugualmente: il controllo di noi stessi per esempio, la pazienza, la buona educazione, il rispetto degli altri…

Panta rei, diceva Eraclito, tutto scorre.

Viviamo in una società basata sul possesso, sulla proprietà delle cose, ma non solo, estendiamo il concetto di proprietà persino alle persone (la mia donna, il mio uomo), ai sentimenti, alle idee a cui ci attacchiamo esageratamente e non mettiamo in discussione alle volte solo per una ripicca personale. Ma vi risparmio questo pistolotto filosofico su proprietà e possesso, non è di questo che volevo parlare, magari lo affronteremo un’altra volta. Oggi volevo parlarvi della mia montagna.

In che senso “mia”?

Nel senso di come io l’ho vista e l’ho vissuta le quattro volte che son salito sulla sua vetta. Quattro ascensioni della stessa cima negli ultimi trent’anni, quattro momenti diversi della mia vita vissuti nello stesso luogo incantato, quattro emozioni da raccontare. L’elemento comune è stata lei, la grande montagna, sempre lì, immutabile e solenne, mentre noi, che viviamo ai suoi piedi e ne percorriamo i sentieri, cambiamo giorno dopo giorno, invecchiamo anno dopo anno, ci angustiamo e arrovelliamo per questioni che per noi sono importanti, epocali, assolute, ma che sono meno di un attimo se paragonate ai tempi della natura. Le nostre vite passano, i nostri cuori battono, eventi storici e storie di tutti i giorni si susseguono e lei è sempre lì a guardarci dall’alto, a ricordarci che era lì milioni di anni fa quando l’uomo non esisteva e sarà ancora lì tra milioni anni quando la nostra civiltà e forse la nostra specie si saranno estinte.

La montagna di cui vi parlo è una delle tre Tofane, la più bella e maestosa, le cui pareti strapiombanti incombono su Cortina d’Ampezzo e ne dominano la vallata, come un dio possente che veglia sui suoi figli. La Tofana di Rozes.

Nel 1982 ero un ragazzo ancora minorenne quando andai a salirla con mio padre e un gruppo di suoi colleghi. C’erano anche altri ragazzi, figli dei colleghi di mio padre, ed il programma prevedeva una notte al Rifugio Giussani. L’avventura fu duplice perché nel gruppo c’era una ragazza, era quasi scontato che nascesse un interesse, non vi pare? La natura sconfinata dei monti pallidi ampezzani, i boschi di smeraldo, il sole dorato d’estate… e due occhi neri e scintillanti come un cielo stellato. I miei ormoni di adolescente non mi fecero capir più nulla e fu l’amore. La montagna mi sorrise e sussurrò frasi dolci di Vittoria.

Passarono due anni e tornammo ancora ai piedi della grande Tofana. Questa volta fu una gita in famiglia, con mio padre, mia madre, mio fratello, zii e cugini. Un bel gruppo, di nuovo una bella serata al Giussani e la mattina dopo ascensione alla vetta. Quella notte fu agitata, qualcuno stette male, l’altitudine può giocare brutti scherzi (come avrei amaramente imparato molti anni dopo), ma tutto andò per il meglio. Fu una bella gita, non gloriosa ed eccitante come la precedente, ma piena e divertente: eravamo in tanti, giovani e vogliosi di divertirci e stare insieme. Ho una vecchia foto scattata sulla cima della Tofana, quasi non mi si riconosce con i capelli lunghi e ricci. La montagna, come una mamma, ci accolse festante sulla sua vetta e ci strinse in un abbraccio.

Molti anni dopo tornai ancora sulla montagna da uomo adulto, era il 1998 e mi ero sposato tre anni prima. Silvia si era appassionata come me per le escursioni tra i monti e quell’anno, dopo aver percorso l’Alta Via n. 4 da San Candido in Pusteria a Pieve di Cadore, sullo slancio e bene allenati salimmo la Tofana di Rozes per la via ferrata Lipella, che sale arditamente pareti verticali e cenge vertiginose coprendo un dislivello complessivo di 1300 metri. Ricordo la fatica che ci colse a cento metri dalla vetta, quando dovemmo fermarci e mangiare un panino ritrovando così le energie per compiere l’ultimo sforzo. Il cielo era blu, la vetta affollata di gente (era agosto), ma ci sentivamo tutti fratelli. La montagna nostra madre ci guardava con affetto.

L’ultima volta che son salito sulla sua cima è stato quattro anni fa. Ormai uomo maturo, marito e padre, lei sempre uguale e magnifica come la prima volta. Giunti al Rifugio Giussani con amici, io e Francesco decidemmo di proseguire fino alla cima. Dovevamo fare presto perché era già pomeriggio e così andammo di gran carriera, con i bastoncini telescopici ad accompagnare e sostenere la spinta dei nostri quadricipiti. La montagna ci incoraggiò e ci mise in guardia – c’era ghiaccio sul percorso – e mi chiese se sarei tornato ancora.

Voglio tornare madre mia, vorrei salire a te portando il mio ragazzo, che ha quasi gli anni che avevo io la prima volta. Voglio tornare presto, magari questa estate, parlarti ancora una volta, godere della brezza che sfiora la tua cresta, ammirare la conca di Cortina dall’alto, respirando l’aria sottile di lassù.

Le Tofane viste dal Monte Faloria

Le Tofane viste dal Monte Faloria, la Tofana di Rozes a sinistra

Le Tofane viste dal RIfugio Lagazuoi

Le Tofane viste dal Rifugio Lagazuoi, la grande Tofana è quella più a destra

Tofana di Rozes vista dalla statale del Passo Falzarego

Tofana di Rozes vista dalla statale del Passo Falzarego

Tofana di Rozes vista dal sentiero per porta al Rifugio Averau

La Tofana di Rozes, pedalando verso il Rifugio Averau

Tofana di Rozes vista dalla Forcella Col dei Bos. La via ferrata Lipella si arrampica su questa parete

Tofana di Rozes vista dalla Forcella Col dei Bos. La via ferrata Lipella si arrampica su questa parete

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Le cinque torri

16 domenica Mar 2014

Posted by Andrea in Escursioni, Montagna, Natura

≈ 26 commenti

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Antelao, cadore, Ciaspe, ciaspole, Croda da Lago, dolomiti, Lastoni di Formin, montagna, natura, neve, Tofana

Bisogna partire presto alla mattina se non vogliamo restare invischiati nella massa dei gitanti della domenica. Siamo in zona a rischio, troppo vicini a Cortina d’Ampezzo, area ad alta frequentazione con VIP e meno VIP che si lanciano nell’ultima moda delle ciaspole, anche se per fare questo percorso bastano un buon paio di pedule, tanto il tracciato è ben battuto.

Quando arriviamo al punto di partenza, pochi chilometri prima della seggiovia “5 Torri”, lungo la statale che da Cortina porta al Passo Falzarego, non c’è nessuno. Le auto sfrecciano verso le piste da sci, andate pure a immergervi nel caos e nella mondanità… Noi ci immergeremo nella natura e nel silenzio di questi meravigliosi monti. La più maestosa delle tre Tofane ci guarda dall’alto dei suoi 3.225 metri di altezza. La parete nord della Grande Tofana, la Tofana di Rozes, argentea muraglia di dolomia scintillante, si staglia sul cielo blu cobalto.

Il sentiero sale dolcemente innalzandosi di 450 metri sulla vallata, passando attraverso un bel bosco di larici e abeti. Il fondo è ben battuto e le ciaspe non servono proprio. Diverse tracce si incrociano e giocano a rincorrersi. Il suolo è compatto e il piede avanza senza fatica. Man mano che procediamo, innanzi ai nostri occhi inizia a manifestarsi lo spettacolo della natura.

Superato il maggior dislivello, alla nostra sinistra fa la sua comparsa in lontananza il gigante delle Dolomiti, sua maestà Antelao, che con i suoi 3.264 metri è secondo solo alla Marmolada. Il suo profilo inconfondibile di piramide perfetta si staglia all’orizzonte, con le Laste ricoperte di neve e ghiaccio che disegnano uno spigolo inclinato a 45 gradi. Il profilo seghettato della Croda da Lago contrasta con la sagoma regolare e lineare dei Lastoni di Formin, in primo piano di fronte a noi.

Avanzando sotto un sole che intiepidisce l’aria e fa scintillar la neve appare la più alta delle Cinque Torri e, poco oltre, il monte Averau, modello in scala ridotta del Monte Pelmo, ma più accessibile di quest’ultimo e più mondano, con le piste da sci alle sue pendici e comodi rifugi pronti ad esaudir ogni tuo desiderio. Ma qui non c’è anima viva, nessun rifugio, nessun impianto, nessun rumore a parte il sibilar del vento, il fruscio delle fronde scosse dallo zefiro e l’ansimar del nostro respiro. Qua e là tracce di uomini e animali, sciatori ed escursionisti, disegnano sulla neve caotici grovigli di linee senza inizio e senza fine.

La superficie della neve è uno specchio, i raggi di sole precipitano sulle pareti scolpite, sulle cenge innevate, sui pendii, sulle guglie, su forcelle e nevai e tracciano linee di luce, contrasti, sagome d’ombra. Bianco, grigio, blu, verde, tripudio di luce e colori.

Le Cinque Torri sono sempre più vicine. La Torre Grande troneggia più alta di tutte, verticale, imponente, orgogliosa, punto di riferimento sull’oceano di neve come un faro che interrompe la linea piatta dell’orizzonte e si appalesa ai naviganti. Ai suoi piedi trincee, arroccamenti, postazioni di artiglieria da montagna. Rieccheggiano ancora nell’aria i boati dei colpi sparati contro le postazioni austriache del Lagazuoi, cent’anni fa. Il Monte Averau ci guarda un po’ più in alto. Oltre quel passo si apre il carosello delle piste da sci, con le sue seggiovie e le folle festanti che sciamano ovunque.

Di fronte a noi il Rifugio Cinque Torri, sommerso dalla neve.

Sarebbe bello proseguire, salir fin sotto le pendici di quelle guglie svettanti verso il cielo e percorrere le trincee innevate, ma è giunto il momento di rientrare, l’ora di pranzo si avvicina e a casa una prole affamata ci attende e ci reclama. Mentre ripercorriamo la via dell’andata, incrociamo colonne di persone, gruppi, famiglie, italiani, stranieri, giovani, vecchi, bambini… E tutti ci salutano, chissà perché… La montagna rende tutti più educati.

Abbiamo fatto bene ad alzarci presto: un tale spettacolo tutto per noi, nel silenzio assolato di questa domenica mattina.

Alla prossima.

Andrea e Silvia

Parete nord della Tofana di Rozes

La più maestosa delle tre Tofane ci guarda dall’alto dei suoi 3.225 metri di altezza

Salendo verso il Rifugio 5 Torri

Man mano che procediamo, innanzi ai nostri occhi inizia a manifestarsi lo spettacolo della natura

Immagine

Superato il maggior dislivello appare in lontananza la Croda da Lago

Sorapiss, Antelao, Croda da Lago, Lastoni di Formin

Sullo sfondo, da sinistra: Sorapiss, Antelao, Croda da Lago. Davanti: Lastoni di Formin

Cinque Torri e Averau

Cinque Torri e Averau sullo sfondo

Tracce di uomini e animali, sciatori ed escursionisti

Tracce di uomini e animali, sciatori ed escursionisti, disegnano sulla neve caotici grovigli di linee senza inizio e senza fine

La superficie della neve è uno specchio

La superficie della neve è uno specchio

Le 5 Torri sono sempre più vicine

Le 5 Torri sono sempre più vicine

Le 5 Torri sono sempre più vicine

Le 5 Torri sono sempre più vicine

Il monte Averau

Il monte Averau

Rifugio 5 Torri

Al Rifugio 5 Torri la neve arriva fino al primo piano

Tanta neve

Di fianco al Rifugio questa baita è quasi scomparsa sotto la nve

Tanta neve

La neve è così tanta che i cartelli che segnalano i diversi sentieri sono stati completamente sommersi

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Incanto ai piedi delle Marmarole

09 domenica Mar 2014

Posted by Andrea in Escursioni, Montagna, Natura

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Tag

Auronzo, cadore, Ciaspe, ciaspole, dolomiti, Marmarole, montagna, natura, neve

La natura suscita emozioni e sentimenti che difficilmente la parola può eguagliare. In questo post più delle parole parleranno le immagini.

Sabato 8 marzo, splendida giornata di sole che annuncia una primavera ormai non molto lontana. Nella Val Da Rin le baite ancora sommerse dalla copiosa neve caduta negli ultimi mesi sembrano sonnecchiare inconsapevoli dell’imminente fine della stagione invernale.

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Man mano che si procede lungo la salita panorami mozzafiato si svelano ai nostri occhi.

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Tracce del passaggio di uomini e animali. La montagna è viva!

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Il Rifugio Ciareido è sommerso sotto la neve…

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… ma incredibilmente è aperto! Enzo, il gestore, ha aperto un varco per gli scialpinisti che vogliono godersi un po’ di tepore e un piatto caldo.

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Non ci resta che scendere, ringraziando la natura per questa giornata meravigliosa che ci ha concesso e le nostre gambe per averci portati fin qui.

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Video

Scivolando sullo Yellow Water

01 sabato Mar 2014

Posted by Andrea in Natura, Viaggi

≈ 20 commenti

Tag

Animali, australia, Kakadu National Park, natura, parks, Viaggi, Yellow Water

Billabong non è solo una nota marca di abbigliamento sportivo. Nell’Australia tropicale durante la stagione umida molte terre vengono sommerse. L’acqua si ritira durante la stagione secca, ma in alcune zone l’acqua rimane: si formano così dei laghi più o meno grandi, senza immissari né emissari, circondati da una vegetazione rigogliosa e ricchissimi di fauna selvatica. Questi acquitrini sono detti billabong.

Uno dei più famosi, immerso nella beatitudine del Kakadu National Park, è lo Yellow Water, un autentico paradiso per gli amanti della natura, su cui si può navigare partecipando a delle escursioni organizzate.

Sono stato sullo Yellow Water nell’estate del 2008 e ho ripreso le immagini che vedete in questo video. Guardatelo, vedrete coccodrilli, aquile e uccelli di tutti i tipi, oltre a scene veramente particolarissime come lo jacana, detto anche “Jesus bird” perché ha zampe dalle dita lunghissime che gli permettono di camminare sull’acqua, vedrete un martin pescatore che si pappa una libellula, un cormorano che ingoia un barramundi e persino uno scontro tra due coccodrilli maschi che si contendono il territorio. L’immagine purtroppo non è molto stabile, ma ero su una barca in movimento e zoommare era d’obbligo.

Spero che il video riesca a trasmettervi anche in minima parte le emozioni che la visita di quel luogo incantato ha suscitato in noi.

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