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Pensieri sotto la neve

Pensieri sotto la neve

Archivi Mensili: novembre 2016

Visioni

29 martedì Nov 2016

Posted by Andrea in Montagna, Riflessioni

≈ 20 commenti

Tag

armonia, bellezza, Borca, cadore, dolomiti, felicitá, montagna, pace, panorama, Pensieri, riflessioni, serenità, silenzio, tranquillità, visioni

Domenica mattina, mentre correvo lungo la Statale d’Alemagna, all’altezza di Borca di Cadore ho avuto una visione. Il campanile della graziosa chiesa di San Rocco, con la sua bifora e l’angelo in equilibrio sulla punta del tetto a cipolla. Il blu carico del cielo, irregolarmente screziato di bianco dalle nuvole vaporose. Una nuvola più compatta, schiacciata e allungata, galleggia a mezz’aria tra il paese e il bosco e, sopra ogni cosa, regale e maestoso come un principe vestito d’ermellino, il Pelmo tutto imbiancato di neve che domina la valle a ovest del Boite.

Mi sono fermato e sono sceso a contemplare quella meraviglia, che condivido qui sotto con tutti voi. Spero che vi piaccia.

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La vera forza delle organizzazioni

24 giovedì Nov 2016

Posted by Andrea in Libri, Riflessioni

≈ 15 commenti

Tag

azienda, Candiello, capitale umano, competenze, condivisione, crescita individuale, dirigenti, economia, management, motivazione, obiettivi, organizzazione, patrimonio aziendale, personale, squadra, strategia, team building

Sto leggendo un libro di Antonio Candiello: “Economia, organizzazione e qualtà”, edito da libreriauniversitaria.it. Una frase, a pagina 12, ha colpito la mia attenzione:

Si pone quindi l’opportunità di far leva sulle competenze e sull’impegno del personale, vero patrimonio aziendale, e massima attenzione deve essere data alle esigenze di ciascun componente, favorendone la crescita individuale nell’organizzazione e assecondandone gli obiettivi motivazionali secondo modalità che richiedono un continuo aggiornamento.

È così semplice, così lineare, da sembrare persino banale: le organizzazioni sono fatte di persone e quindi per avere un’organizzazione migliore è basilare investire nel personale, nel “capitale umano”, come ormai è uso definirlo.

Catalano direbbe: è molto meglio avere dipendenti realizzati e ben pagati in un’organizzazione che funziona e di successo, piuttosto che avere personale demotivato, incacchiato in un’azienda che va a rotoli.

Giusto.

Ma guardate che non è affatto banale. Non è affatto banale e dovremmo tutti ripartire proprio da questo concetto di base: l’azienda è fatta di persone, poi viene tutto il resto. Potete mettere il miglior pilota del mondo alla guida di un’auto scarsa: non vincerete mai una gara! Potete inventare la ricetta più strafichissima che ci sia, ma se usate ingredienti scadenti il risultato non sarà quello che avevate in mente.

Nel caso delle organizzazioni gli ingredienti sono le persone, la risorsa più importante, il “vero patrimonio aziendale” come dice Candiello. Inutile elaborare teorie, diagrammi, processi, ingaggiare consulenti, fare riorganizzazioni se poi alla fine della fiera il personale non è coinvolto, motivato, appagato, ma, peggio, è sfiduciato o addirittura rema contro il management.

I manager che avviliscono e demotivano i propri collaboratori facendoli sentire inutili, che esercitano il potere umiliando le persone da cui invece dovrebbero distillare il meglio che c’è o ancora che instaurano un clima di paura, minacciando rappresaglie contro chi commette un errore, non sono degni di ricoprire tale ruolo. Hanno sbagliato mestiere.

Condividere, persuadere, responsabilizzare, premiare, dare autonomia pur nel rispetto delle sacrosante politiche aziendali, queste le parole chiave che ogni dirigente dovrebbe ripetersi ogni mattina come un mantra andando in ufficio, magari ricordandosi di non perdere quel briciolo di umanità e di umiltà che non guastano, perchè anche il più alto e ben pagato dirigente che siede su una poltrona di pelle umana ha pur sempre due occhi, un naso, una bocca e un buco del culo.

La condivisione, il fare gruppo (o team building, che è più fico ma ha lo stesso significato), la comunicazione spingono ognuno a moltiplicare le energie in campo, a mettere la propria fantasia e creatività al servizio dell’organizzazione, consentendo di raggiungere gli obiettivi aziendali e personali, facendoli diventare una cosa sola, magari persino divertendosi nel contempo, facendo sì che il lavoro non sia una condanna, un peso, ma addirittura un piacere perché si realizza sé stessi e ci si sente utili alla causa comune.

Utopia? Secondo me e Candiello no, anzi un dovere.

candiello

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Sole e luna

21 lunedì Nov 2016

Posted by Andrea in Riflessioni

≈ 24 commenti

Tag

armonia, complementarietà, contrasti, equilibrio, luna, opposti, Pensieri, saggezza, sole, Tao, Victor Hugo, yin e yang, yin yang

Siamo tutti sole e luna. Come nel mondo che ci circonda anche in noi vivono mille contrasti, un turbine di opposti che ci caratterizza e ci definisce: siamo buoni e cattivi, coraggiosi e vili, attivi e passivi, deboli e forti, amorevoli e violenti.

Quando penso a me stesso e alle mie passioni, ai miei desideri, ai miei interessi, vedo aspetti molto diversi. Ho fatto studi scientifici e lavoro nel mondo dell’informatica, ma nel contempo adoro musica, letteratura, arte e filosofia, amo in modo viscerale la natura e tutto ciò su cui non si è posata la mano dell’uomo, mi diletto in cucina e mi piace la vita attiva, ma amo anche riposare e meditare.

A volte penso che tutto ciò sia irrazionale, mi sembrano interessi contrastanti, inconciliabili. Ma poi mi torna alla mente una frase di Victor Hugo che lessi ai tempi del Liceo, una frase che diceva più o meno così:

Non vi é alcuna incompatibilità fra l’ esatto e il poetico. Il numero è nell’arte come nella scienza, l’algebra è nell’astronomia e l’astronomia confina con la poesia. L’anima dell’uomo ha tre chiavi che aprono tutto: la cifra, la lettera, la nota. Sapere, pensare, sognare. Tutto qui.

E allora penso che non c’è nulla di strano e che, anzi, le diverse passioni che ci animano non sono che l’eco delle diverse forze che vibrano e costituiscono l’Universo.

Non vi è alcun contrasto, alcuna contraddizione. Gli opposti si completano e se giustamente mescolati generano armonia. Sole e luna sono dentro ognuno di noi.

sole-e-luna-2

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La dura vita dello scrittore

01 martedì Nov 2016

Posted by Andrea in Libri, Riflessioni

≈ 30 commenti

Tag

autopubblicazione, autori, case editrici, Cervantes, Don Chisciotte, EAP, editori, editori a pagamento, pubblicare, romanzi, scrittura, scrivere, sel publishing

Qualche giorno fa, mentre pranzavo nel locale dove vado di solito a mangiare durante la pausa sul lavoro,  ho assistito alla presentazione di un libro. L’autore, affiancato da un intervistatore e da un’altro tizio, raccontava la propria esperienza e rispondeva alle domande nel disinteresse generale degli avventori. Tutti mangiavano e parlavano tra di loro senza degnare di uno sguardo il povero autore il quale si rivolgeva malinconicamente ai commensali nonostante questi lo ignorassero bellamente. Il chiacchiericcio generale copriva completamente la voce dello scrittore, che imperterrito continuava a parlare rivolgendosi non si sa a chi.

Vita dura per gli scrittori oggigiorno. Quando anche trovano un editore disposto a pubblicarli, devono poi affrontare le fatiche di Eracle e di Sisifo per promuovere la propria opera, destare l’interesse dei lettori e sperare che si generi quel magico passaparola in grado di far decollare le vendite.

Chi ama scrivere e sogna di veder pubblicate le proprie opere sa bene quante difficoltà, delusioni e qualche volta persino fregature attendano gli scrittori di oggi. Ma un tempo era diverso? Leggete qui di seguito cosa scrive Cervantes nella seconda parte del Don Chisciotte, anno di pubblicazione 1615:

– Ma mi dica, vostra signoria, questo libro si stampa a sue spese o ha già venduto i diritti a qualche editore?

– Lo stampo a mie spese – disse l’autore – e penso di guadagnarci almeno mille ducati con questa prima edizione che sarà di duemila copie, da vendersi a sei reali l’una, in quattro e quattr’otto.

– Vostra signoria è fuori strada – rispose Don Chisciotte – sembra proprio che sia all’oscuro del dare e avere degli stampatori e di come sono solidali fra di loro. Io vi assicuro che quando vi vedrete oberato di duemila copie, vi sentirete così oppresso da spaventarvi, e specialmente se il libro è un po’ speciale e ha qualcosa di piccante.

– Allora – disse l’autore – vorrebbe forse vostra signoria che lo dessi, per quattro soldi di diritti, a un editore che pensa anche di farmi una grazia a darmeli? Io non stampo i miei libri per farmi una fama nel mondo; perchè sono già conosciuto per quello che faccio: voglio guadagnarci dei quattrini, perchè senza i soldi la fama non conta niente.

– Dio ve la mandi buona – rispose Don Chisciotte a quel punto.

Che ne dite? Non sembra di assistere alla discussione con un aspirante scrittore contemporaneo?

Sicuramente un tempo c’erano meno scrittori, le case editrici non erano inondate da migliaia di proposte di pubblicazione, ma è anche vero che una volta c’erano molti meno lettori di oggi e che i costi di stampa e distribuzione erano più elevati. Insomma, penso che gli scrittori abbiano sempre avuto vita dura, ieri come oggi.

E la vostra esperienza qual è? Avete mai provato a pubblicare i vostri scritti? Avete trovato un editore che ha creduto in voi o avete ceduto alle lusinghe di un editore a pagamento? Oppure non vi siete posti il problema e vi siete lanciati nel self-publishing, come lo scrittore del brano qui sopra tratto dal Don Chisciotte?

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