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Pensieri sotto la neve

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La guerra del Leviatano

11 domenica Mar 2018

Posted by Andrea in Libri, Riflessioni

≈ 12 commenti

Tag

case editrici, Dario Boer, eroi dell'Olimpo, fantasy, Harry Potter, Il signore degli anelli, Il trono di spade, La torre nera, Leviatano, Libri, Lorien Legacies, Percy Jackson, pubblicare, Rick Riordan, romanzi, romanzo, scrittura

Se me lo avessero detto quattro anni fa non ci avrei creduto. Mai e poi mai avrei immaginato che quel ragazzino di quattordici anni, piano piano, avrebbe portato a termine un lavoro del genere. E invece l’ha fatto.

Con costanza e volontà ferree, degne di uno di quegli eroi che la sua fantasia stava plasmando, curvo sulla tastiera fino a tarda sera, pagina dopo pagina, capitolo dopo capitolo, Dario ha completato la sua opera ispirandosi ai romanzi che l’hanno affascinato: Il signore degli anelli, Harry Potter, Percy Jackson, La torre nera, Lorien Legacies, Il trono di spade…

La guerra del Leviatano è un fantasy che narra le avventure di ragazzi dai poteri straordinari: giovani con i super poteri che però sono anche delicati, fragili e vulnerabili come solo gli adolescenti sanno essere. Una storia semplice, a volte un po’ cruda, narrata in prima persona dai suoi protagonisti: la crescita fisica e interiore dei ragazzi, amore, violenza, sopruso, coraggio, razzismo, diversità, passione, rimorso, speranza, amicizia. Quattro le voci principali che si alternano nella narrazione, ma moltissimi sono i personaggi che parlano, lottano e soffrono attraverso la voce dei narratori e, sullo sfondo, una grande minaccia che incombe sull’umanità.

Complimenti Dario, complimenti figlio mio. Sono orgoglioso di te!

Qui potete leggere una presentazione del libro, acquistabile anche su amazon, ibs e kobo, oltre che nelle librerie tradizionali.

Leviatano

 

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Tutto vero, di Alessandro Depegi

21 sabato Gen 2017

Posted by Andrea in Libri

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Tag

Alessandro Depegi, colori, cristalli, empatia, energia, ipnosi, ipnosi regressiva, Libri, medicina, medicina alternativa, medicina complementare, reincarnazione, Tutto vero, umanesimo, uomo, vite precedenti

Il titolo del libro suona come una promessa e in effetti le storie narrate dal dott. Depegi sono storie vere, spesso drammatiche, dove il legame tra paziente e terapeuta non si limita a un rapporto professionale ma diventa spesso un legame più stretto,  che in alcuni casi trova interpretazioni sorprendenti.

Il sottotitolo “Istantanee di vita” è una seconda anticipazione di ciò che vi attende: episodi di vita vissuta a volte difficili da collocare perché narrati da pazienti sotto ipnosi, ma significativi perché punti di snodo nella vita (e nelle vite) dei vari protagonisti.

E poi c’è la storia personale dell’autore, la sua vita divisa tra Italia e Svizzera, la sua crescita umana e professionale, il suo scontro senza compromessi con la burocrazia e con la stupidità umana, il suo interesse per l’uomo e il suo progressivo avvicinamento alla medicina alternativa o, come lui preferisce chiamarla, complementare, alla ricerca di un difficile equilibrio tra le scienze ufficiali, accademiche, e quelle meno riconosciute, ma che nei casi descritti in questo libro si rivelano estremamente efficaci. Continua a leggere →

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È così fragile, di Stefania Sabattini

24 sabato Dic 2016

Posted by Andrea in Libri

≈ 12 commenti

Tag

formazione, Libri, recensioni, romanzi, Stefania Sabattini

Viola e Marina, così diverse eppure così unite da un’amicizia che affonda le radici nell’infanzia delle due protagoniste, quel tempo della nostra vita in cui ogni cosa diventa mito e contribuisce a formare le basi su cui costruiamo la nostra identità di uomini e donne. È per questo che Viola e Marina sono così unite? È per questo che nemmeno gli amori, le sconfitte e le vittorie, il tempo e la la vastità del mondo riescono a dividerle? O forse c’è qualcosa di più profondo alla base? Un legame spirituale che va oltre il tempo e lo spazio? Questo l’autrice non lo rivela, ma dopo aver letto avidamente fino all’ultima pagina questo bellissimo romanzo, mi piace pensare che sia cosi, che ci sia un motivo per cui nasciamo, ci conosciamo, ci uniamo agli altri, una ragione per cui con certe persone si accende subito quella scintilla che invece con altri non scoccherà mai.

È cosi fragile è una storia che si snoda nei decenni a cavallo dell’ultimo cambio di secolo e racconta in particolare la vita di Viola e delle persone che la circondano: le amiche, Marina in particolare, il papà (figura dolcissima e forte contemporaneamente), i compagni di Università, i colleghi di lavoro… È una storia che parla di amori, avventure, fidanzamenti, matrimoni, ma anche di chi non ha saputo amare per un’intera vita e di chi per mancanza di quell’amore è stato sconfitto e travolto, perdendo tutto. È una storia che entra nel profondo dell’anima dei protagonisti e dei personaggi minori per scrutarvi all’interno, invitando il lettore a fare altrettanto e a chiedersi come si sarebbe comportato in quel frangente o, ancora, a rivivere nella lettura del romanzo fatti ed esperienze della propria esistenza, magari assopiti o dimenticati da tanto tempo.

Per saperne di più: https://righeorizzontali.wordpress.com/e-cosi-fragile/

 

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La vera forza delle organizzazioni

24 giovedì Nov 2016

Posted by Andrea in Libri, Riflessioni

≈ 15 commenti

Tag

azienda, Candiello, capitale umano, competenze, condivisione, crescita individuale, dirigenti, economia, management, motivazione, obiettivi, organizzazione, patrimonio aziendale, personale, squadra, strategia, team building

Sto leggendo un libro di Antonio Candiello: “Economia, organizzazione e qualtà”, edito da libreriauniversitaria.it. Una frase, a pagina 12, ha colpito la mia attenzione:

Si pone quindi l’opportunità di far leva sulle competenze e sull’impegno del personale, vero patrimonio aziendale, e massima attenzione deve essere data alle esigenze di ciascun componente, favorendone la crescita individuale nell’organizzazione e assecondandone gli obiettivi motivazionali secondo modalità che richiedono un continuo aggiornamento.

È così semplice, così lineare, da sembrare persino banale: le organizzazioni sono fatte di persone e quindi per avere un’organizzazione migliore è basilare investire nel personale, nel “capitale umano”, come ormai è uso definirlo.

Catalano direbbe: è molto meglio avere dipendenti realizzati e ben pagati in un’organizzazione che funziona e di successo, piuttosto che avere personale demotivato, incacchiato in un’azienda che va a rotoli.

Giusto.

Ma guardate che non è affatto banale. Non è affatto banale e dovremmo tutti ripartire proprio da questo concetto di base: l’azienda è fatta di persone, poi viene tutto il resto. Potete mettere il miglior pilota del mondo alla guida di un’auto scarsa: non vincerete mai una gara! Potete inventare la ricetta più strafichissima che ci sia, ma se usate ingredienti scadenti il risultato non sarà quello che avevate in mente.

Nel caso delle organizzazioni gli ingredienti sono le persone, la risorsa più importante, il “vero patrimonio aziendale” come dice Candiello. Inutile elaborare teorie, diagrammi, processi, ingaggiare consulenti, fare riorganizzazioni se poi alla fine della fiera il personale non è coinvolto, motivato, appagato, ma, peggio, è sfiduciato o addirittura rema contro il management.

I manager che avviliscono e demotivano i propri collaboratori facendoli sentire inutili, che esercitano il potere umiliando le persone da cui invece dovrebbero distillare il meglio che c’è o ancora che instaurano un clima di paura, minacciando rappresaglie contro chi commette un errore, non sono degni di ricoprire tale ruolo. Hanno sbagliato mestiere.

Condividere, persuadere, responsabilizzare, premiare, dare autonomia pur nel rispetto delle sacrosante politiche aziendali, queste le parole chiave che ogni dirigente dovrebbe ripetersi ogni mattina come un mantra andando in ufficio, magari ricordandosi di non perdere quel briciolo di umanità e di umiltà che non guastano, perchè anche il più alto e ben pagato dirigente che siede su una poltrona di pelle umana ha pur sempre due occhi, un naso, una bocca e un buco del culo.

La condivisione, il fare gruppo (o team building, che è più fico ma ha lo stesso significato), la comunicazione spingono ognuno a moltiplicare le energie in campo, a mettere la propria fantasia e creatività al servizio dell’organizzazione, consentendo di raggiungere gli obiettivi aziendali e personali, facendoli diventare una cosa sola, magari persino divertendosi nel contempo, facendo sì che il lavoro non sia una condanna, un peso, ma addirittura un piacere perché si realizza sé stessi e ci si sente utili alla causa comune.

Utopia? Secondo me e Candiello no, anzi un dovere.

candiello

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La dura vita dello scrittore

01 martedì Nov 2016

Posted by Andrea in Libri, Riflessioni

≈ 30 commenti

Tag

autopubblicazione, autori, case editrici, Cervantes, Don Chisciotte, EAP, editori, editori a pagamento, pubblicare, romanzi, scrittura, scrivere, sel publishing

Qualche giorno fa, mentre pranzavo nel locale dove vado di solito a mangiare durante la pausa sul lavoro,  ho assistito alla presentazione di un libro. L’autore, affiancato da un intervistatore e da un’altro tizio, raccontava la propria esperienza e rispondeva alle domande nel disinteresse generale degli avventori. Tutti mangiavano e parlavano tra di loro senza degnare di uno sguardo il povero autore il quale si rivolgeva malinconicamente ai commensali nonostante questi lo ignorassero bellamente. Il chiacchiericcio generale copriva completamente la voce dello scrittore, che imperterrito continuava a parlare rivolgendosi non si sa a chi.

Vita dura per gli scrittori oggigiorno. Quando anche trovano un editore disposto a pubblicarli, devono poi affrontare le fatiche di Eracle e di Sisifo per promuovere la propria opera, destare l’interesse dei lettori e sperare che si generi quel magico passaparola in grado di far decollare le vendite.

Chi ama scrivere e sogna di veder pubblicate le proprie opere sa bene quante difficoltà, delusioni e qualche volta persino fregature attendano gli scrittori di oggi. Ma un tempo era diverso? Leggete qui di seguito cosa scrive Cervantes nella seconda parte del Don Chisciotte, anno di pubblicazione 1615:

– Ma mi dica, vostra signoria, questo libro si stampa a sue spese o ha già venduto i diritti a qualche editore?

– Lo stampo a mie spese – disse l’autore – e penso di guadagnarci almeno mille ducati con questa prima edizione che sarà di duemila copie, da vendersi a sei reali l’una, in quattro e quattr’otto.

– Vostra signoria è fuori strada – rispose Don Chisciotte – sembra proprio che sia all’oscuro del dare e avere degli stampatori e di come sono solidali fra di loro. Io vi assicuro che quando vi vedrete oberato di duemila copie, vi sentirete così oppresso da spaventarvi, e specialmente se il libro è un po’ speciale e ha qualcosa di piccante.

– Allora – disse l’autore – vorrebbe forse vostra signoria che lo dessi, per quattro soldi di diritti, a un editore che pensa anche di farmi una grazia a darmeli? Io non stampo i miei libri per farmi una fama nel mondo; perchè sono già conosciuto per quello che faccio: voglio guadagnarci dei quattrini, perchè senza i soldi la fama non conta niente.

– Dio ve la mandi buona – rispose Don Chisciotte a quel punto.

Che ne dite? Non sembra di assistere alla discussione con un aspirante scrittore contemporaneo?

Sicuramente un tempo c’erano meno scrittori, le case editrici non erano inondate da migliaia di proposte di pubblicazione, ma è anche vero che una volta c’erano molti meno lettori di oggi e che i costi di stampa e distribuzione erano più elevati. Insomma, penso che gli scrittori abbiano sempre avuto vita dura, ieri come oggi.

E la vostra esperienza qual è? Avete mai provato a pubblicare i vostri scritti? Avete trovato un editore che ha creduto in voi o avete ceduto alle lusinghe di un editore a pagamento? Oppure non vi siete posti il problema e vi siete lanciati nel self-publishing, come lo scrittore del brano qui sopra tratto dal Don Chisciotte?

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La lezione di Don Chisciotte

15 sabato Ott 2016

Posted by Andrea in Libri, Riflessioni

≈ 9 commenti

Tag

avere o essere, Cervantes, coerenza, Don Chisciotte, giustizia, modestia, onestà, principi, sancio panza, serenità, umiltà, valori, virtù

donquixote

Non nascondere le tue umili origini, non sentirti a disagio nel dire che sei figlio di contadini, perchè se non te ne vergogni, nessuno verrà a rinfacciartelo; fatti vanto di essere un umile virtuoso piuttosto che un peccatore superbo. Non si contano quelli che sono saliti da umili origini a dignità pontificia o imperiale, e di questa verità potrei portarti tanti esempi da stancarti.

Guarda, Sancio, se percorri la strada della virtù e ti compiaci di fare azioni virtuose, non avrai da invidiare ciò che hanno principi e signori; perchè il sangue si eredita e la virtù si acquista e, di per sé, vale più del sangue.

Queste le parole che il Cavaliere della Mancia, nella seconda parte dell’opera di Cervantes, rivolge a Sancio Panza, quando lo scudiero si appresta a diventare Governatore.

In quell’epoca, quando la differenza tra le persone era tracciata nettamente alla nascita come da un solco profondo che separava i nobili dagli umili, lo scrittore spagnolo metteva in bocca al suo strampalato eroe queste parole così semplici e lineari, così apparentemente scontate, eppure assolutamente rivoluzionarie ancora oggi.

Guardiamoci attorno, quante persone sono disposte a tradire i valori in cui credevano pur di arrampicarsi sulla scala della vita e ottenere potere, ricchezza, prestigio? Quanti truffatori, portaborse, ruffiani, invidiosi, politicanti, furbetti, profittatori, manager da strapazzo, sfruttatori si agitano disordinatamente attorno a noi? Quanti piccoli uomini e piccole donne hanno rinunciato ai propri princìpi e valori per una misera carriera, posizione, tornaconto, vantaggio?

“Percorri la strada della virtù”, dice Don Chisciotte.

Percorri la strada della vita a testa alta, dico io, senza dovere niente a nessuno e senza temere il giudizio altrui perché la tua coscienza è tranquilla.

E se riuscirai a vivere così non  c’è niente e nessuno che possa turbarti. Nemmeno il fango che potranno tirarti addosso, né la calunnia più infame.

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Guccini meglio di Cervantes

10 mercoledì Feb 2016

Posted by Andrea in Libri, Riflessioni

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cavaliere errante, cavalleria, Cervantes, Chisciotte, classici, Don Chisciotte, guccini, letteratura, miti

 

Chisciotte3

Attenzione: contiene rivelazioni sul finale dell’opera.

Da qualche settimana ho finito di leggere il Don Chisciotte. Avevo acquistato il libro diversi anni fa e per una ragione o per l’altra non l’avevo mai letto. Quest’anno finalmente mi son deciso e ho preso in mano il malloppone di Cervantes.

La figura del cavaliere errante mi ha sempre affascinato: quest’uomo indomito e un po’ alternativo che non scende a compromessi, ma ostinatamente combatte l’ingiustizia, ripara alle offese, protegge le vedove, soccorre gli orfani e raddrizza i torti ha sempre rappresentato per me una specie di modello. A dare ancora più fascino al personaggio c’è poi la sua capacità di vedere oltre, di andare al di là delle semplici apparenze. Così ho iniziato a leggere questo tomo di oltre mille pagine. Ebbene, sono rimasto un po’ deluso. Continua a leggere →

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La parabola della zecca

13 venerdì Feb 2015

Posted by Andrea in Libri, Riflessioni

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attaccamento, aviditá, distacco, filosofia, parabola, Pensieri, riflessioni, zecca

Voglio riportare qui un brano di un libro che sto leggendo (Caro bosco, di Marco Scapin), perché l’ho trovato illuminante e profondo pur nella sua estrema semplicità, quella semplicità che contraddistingue sempre le cose vere.

In mattinata sono stato invece io ad essere preda di una zecca, anche se per pochi istanti. È un essere non facile da apprezzare, soprattutto se porta gravi malattie. La zecca tuttavia non fa una bella vita, è una parodia dell’uomo moderno: quando ha ottenuto ciò che cerca s’ingrassa a tal punto da non potersi muovere e questo è spesso causa della sua morte. È preferibile quindi non attaccarsi con avidità a nulla.

Non aggiungo altro, ognuno rifletta e tragga le conclusioni che crede.

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