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Prendo spunto da questo articolo del blog Le parole di Paola – Il laboratorio di Petunia 2, che vi invito a leggere, dove si racconta la storia di Lizzie Velasquez, che non conoscevo e che mi ha colpito profondamente. Volevo partire da questa storia, terribile ma tutto sommato a lieto fine, per fare una riflessione sulla diversità.

Credo che il sentirsi diversi, inadatti o addirittura mostruosi sia una sensazione che hanno provato in molti, soprattutto da ragazzi, e che sia una delle conseguenze dei grandi cambiamenti che avvengono dentro di noi durante la prima giovinezza. A chi non è successo, soprattutto da adolescente, di sentirsi non sufficientemente all’altezza, non abbastanza inserito, accettato, desiderato, amato? O Magari di sentirsi inferiore a causa di un difetto fisico, di un’intelligenza diciamo non proprio brillante, di una famiglia poco abbiente o chissà per quali altri motivi, alle volte anche solo immaginari?

I genitori, che su questo disagio hanno la possibilità e il dovere di influire positivamente, talvolta anziché fornire un aiuto contribuiscono a incrementare le difficoltà, caricando i figli di aspettative esagerate, di ambizioni, di sogni che appartengono solo a loro e non ai propri ragazzi.

Non mi intendo di psicologia, parlo solo per esperienza vissuta e per quanto vedo attorno a me, ma penso che questo sia il primo scoglio che si deve superare nel passaggio verso l’età adulta: riuscire ad accettarsi, a volersi bene per come si è, nonostante alle volte tutto sembri contro di noi, cercando di trovare la propria strada e la propria identità aldilà di tutti i condizionamenti e le pressioni che ci possono pervenire in diverse forme dalla famiglia, dagli amici, dalla società, dai media.

Ora, se tutto questo vale per la stragrande maggioranza delle persone, per quanti si trovano per così dire in condizioni “normali”, ossia senza problemi gravissimi da affrontare, immaginiamo quale “muro” abbia dovuto superare Lizzie e pensiamo a tutti coloro che invece non ce la fanno, a quelli che il muro non riescono a superarlo. Pensiamo ai ragazzi che si suicidano perché non riescono ad accettare la propria diversità, respinti dai coetanei o addirittura dalla loro stessa famiglia. Pensiamo alle violenze che si consumano tra le mura domestiche, che spesso hanno come vittime o spettatori proprio i bambini o i ragazzi. Pensiamo alla violenza anche solo psicologica di cui sono capaci i giovanissimi nei confronti di chi è più debole, che spesso è tale proprio in quanto diverso. Come possiamo sperare che ce la facciano?

Per tutte queste persone il messaggio di Lizzie è importante, perché dice che ce la si può fare anche se il muro in apparenza è insormontabile. Ma è un messaggio importante anche per noi adulti e per quanti di noi, benpensanti spesso imbevuti di morale spicciola, hanno sempre il giudizio (e il pregiudizio) pronto, senza rendersi conto di quanto male possano fare le parole. Ecco, riflettiamo su questo: c’è già molto dolore a questo mondo senza che ne generiamo dell’altro con i nostri giudizi taglienti, dettati da una legge morale poco naturale e ancor meno umana.