Questa storia non ha lieto fine, è bene che lo sappiate, è una storia triste, molto triste e non è nemmeno originale. È una storia di quelle che purtroppo si ripetono tragicamente, nell’indifferenza di tutti. Gli eventi risalgono a qualche anno fa e quindi non è nemmeno una storia nuova, che meriti la vostra attenzione perché attuale, che possa coinvolgere lettori stimolati dal clamore delle notizie, dei telegiornali, dei dibattiti in tivù. Però è una storia vera, che trasuda umanità da tutti i pori, che coinvolge e commuove, che secondo me ci può aiutare ad essere migliori, a leggere con occhi diversi gli eventi che purtroppo sempre più spesso si verificano in questi anni e che proprio per questo ci stanno anestetizzando la mente e l’anima.
La nostra storia inizia molto lontano, tra sabbie e montagne a seimila chilometri da qui, nella direzione del sole che sorge. Zaher è un bambino coi capelli rossi e gli occhi verdi a mandorla, tratti somatici che sono come un marchio e rivelano la sua etnia hazara, popolo che si dice discenda da Gengis Khan. Un tempo la sua gente era maggioranza in Afghanistan, ma ora non più, dopo un secolo di persecuzioni e stermini sono solo una frazione degli abitanti di questo paese sfortunato. L’ultima strage era avvenuta solo dieci anni prima, a Mazar-i Sharif, città natale di Zaher, e lui era sopravvissuto. Continua a leggere →
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