• Home
  • U.S.A. coast to coast
  • Informativa sui cookie
  • A proposito…

Pensieri sotto la neve

Pensieri sotto la neve

Archivi tag: amicizia

Voglio sapere chi sei

08 lunedì Dic 2014

Posted by Andrea in Riflessioni

≈ 17 commenti

Tag

amicizia, essere, meditazione, Pensieri, riflessioni, valori

Alle volte capita di incontrare una persona che non si vedeva da tanti anni, un vecchio amico d’infanzia, per esempio, un compagno di università, un ex collega o un lontano parente. Dopo i primi convenevoli scatta inesorabile la solita domanda: che cosa fai? Dove lavori? Dietro questa semplice, banale domanda, di solito si nasconde una curiosità morbosa: in realtà l’altro vuole sapere se fai un lavoro importante, se guadagni tanto o poco, se sei stimato e rispettato oppure al contrario se sei un fallito, un poveraccio, un morto di fame. Non c’è via di mezzo, devi rientrare per forza in una di queste due categorie: i VIP o i perdenti.

Continua a leggere →

Condividi:

  • Tweet
  • E-mail
  • Condividi su Tumblr
  • Pocket

Mi piace:

Mi piace Caricamento...

Roberto e Laura

24 sabato Mag 2014

Posted by Andrea in Ricordi, Riflessioni

≈ 15 commenti

Tag

amicizia, Pensieri, riflessioni

foto 1Sei mesi fa, 24 novembre 2013, una domenica. Sono le dieci del mattino quando suona il telefono, è Elvio che mi dà la notizia: Roberto ci ha lasciato. Un colpo secco che mi toglie il fiato come un pugno nello stomaco. Un groppo alla gola e poi uno scoppio di pianto, irrefrenabile.

Roberto era più di un collega, era un amico. Lavoravamo assieme da quindici anni, ma era stato negli ultimi tre che ci eravamo trovati a condividere veramente la strada: quasi coetanei, entrambi a ricoprire un ruolo analogo, entrambi ad affrontare gli stessi problemi in un periodo particolarmente difficile per tutti: io, lui e Elvio. Si dice che nelle difficoltà possono accadere due cose: ci si stringe l’uno all’altro e si sconfiggono le avversità oppure i legami che dovrebbero tenerci uniti si spezzano e si cola a picco. Nel nostro caso era stata la prima ipotesi a verificarsi: ci eravamo uniti, ci aiutavamo, avevamo creato una squadra.

Roberto era migliore di me. Non l’ho mai visto alterato, nemmeno quando ne avrebbe avuto tutti i motivi. Sorrideva e solo un’ombra nello sguardo rivelava la preoccupazione o il disappunto. Laddove io avrei fatto volar per aria scrivania, sedie e computer (e ci sono andato vicino qualche volta), lui semplicemente taceva e con un sorriso comunicava pacatamente il suo punto di vista. Sapeva sempre come comportarsi, cercava sempre una soluzione, anche rischiando di suo e questo lo fanno in pochi, soprattutto in questi tempi.

Mi domando spesso cosa farei se capitasse a me di ammalarmi. Non sono credente ma non temo la morte, ritengo di avere avuto tanto dalla vita, di essere in attivo (mettiamola così) e quindi se me ne dovessi andare, seppur prematuramente, ci avrei comunque guadagnato. Non temo la morte dunque, ma temo il vuoto che lascerei nelle vite dei miei cari e questo è ciò che non mi dà pace quando penso a Roberto e alla sua famiglia.

Sono passati sei mesi, era la fine di novembre, il freddo e umido autunno padano ti ha portato via. Una folata di vento e la tua foglia ormai debole, stanca, si è staccata dall’albero della vita e ci hai lasciato. Sono passati sei mesi, ma è come se fosse ieri e non passa giorno in cui non pensi a te almeno una volta.

In questo mese di maggio anche Laura ci ha lasciato. Anche lei, collega e amica da tanti anni, è partita per il grande viaggio. Laura era gentile, di una cortesia ormai sconosciuta, sempre sorridente, serena, allegra. Poteva sembrare un carattere tranquillo, di quelli che i prepotenti godono a sopraffare, ma non era così: era tenera e gentile con chi meritava la sua cortesia e la sua gentilezza, ma non sopportava maleducati e prepotenti, rampanti e arrivisti, che con lei non avrebbero avuto vita facile.

Era gentile e tranquilla Laura, ma guai, guai affrontare certi temi: si accendeva e discuteva con passione ed energia. E non mollava mai, era tenace, difendeva le proprie idee e i principi in cui credeva. Tenera con i mansueti, forte con i forti, ma sempre corretta e leale con tutti.

Abbiamo collaborato direttamente e intensamente per anni e l’ho apprezzata per la serietà del suo lavoro, per l’impegno profuso fino all’ultimo giorno, per la capacità di adattarsi e di cambiare in un contesto difficile come quello dell’information technology, dove 10 anni equivalgono ad un’era geologica e dove fai presto a sentirti un dinosauro, dove riuscire ad adattarsi e sopravvivere (professionalmente parlando) è difficile come in natura lo è per una specie che rischia l’estinzione. Lei c’è riuscita e di ere geologiche ne ha attraversate ben tre: l’informatica classica al tempo del mainframe, l’invasione dei PC ed il client server, la Grande Tela e il pervasive computing.

Dopo una lunga malattia Laura se n’è andata, ci ha lasciato da soli in questo mese di maggio denso di profumi che richiama alla vita e alla gioia, che è una porta affacciata sull’estate luminosa e gaia. Maggio, il mese delle rose, il mese della Madonna in cui non credevi e in cui non credo, te ne sei andata nella settimana in cui si festeggiano le mamme, tu che mamma non eri ma che come mamma saresti stata perfetta, in questo periodo foriero di vitalità e promesse ci hai lasciato.

Un pensiero, un rammarico: perché non vi siete salvati? Perché non siete guariti? Molti ce la fanno, molti se la cavano ed escono vincitori dall’odiosa malattia. Voi no, non siete riusciti a guarire e ora siamo qui, con un grande vuoto nel cuore, a ricordare i bei momenti trascorsi assieme, a ripercorrere con la memoria il tratto di sentiero che abbiamo percorso in compagnia.

Roberto, Laura, è stato un privilegio camminare con voi.

foto 2

 

0.000000 0.000000

Condividi:

  • Tweet
  • E-mail
  • Condividi su Tumblr
  • Pocket

Mi piace:

Mi piace Caricamento...

C’è ancora speranza

07 mercoledì Mag 2014

Posted by Andrea in Riflessioni

≈ 9 commenti

Tag

amicizia, Pensieri, ragazzi, riflessioni, senso della vita, sport, vivere pienamente

Abbiamo visto tutti cos’è successo sabato scorso, prima della finale di Coppa Italia di calcio tra Napoli e Fiorentina, ma non voglio parlarvi di quella cosa lì, di quell’indegna dimostrazione di inciviltà e delinquenza. Oggi voglio parlarvi della faccia pulita dello sport, anzi voglio parlarvi dello Sport, perché lo Sport è un’altra cosa e nulla ha a che fare con lo spettacolo indecente di sabato scorso.

Domenica pomeriggio sono andato ad assistere ad una partita di basket giovanile, la finale per il titolo provinciale under 15 tra Castellana e Spinea. In una squadra giocano due amici di mio figlio e lui, giustamente, mi ha chiesto di accompagnarlo alla partita perché voleva fare il tifo per i suoi compagni. Nell’altra gioca il figlio di una mia amica e così, non essendo particolarmente appassionato di pallacanestro né coinvolto emotivamente per una parte o per l’altra, mi sono trovato diviso tra le due tifoserie, al centro di un’autentica bolgia infernale.

Chi segue questo blog ormai saprà che io non sono un amante dei luoghi affollati, né tantomeno di quelli rumorosi. Basta il titolo del blog per capirlo, o uno sguardo alle fotografie che pubblico, non servono spiegazioni, quindi capirete il mio disappunto nel ritrovarmi in un palazzetto rimbombante di urla assordanti, trombe e cori in perfetto stile ultrá. Se poi tale frastuono è prodotto da dolcissime mamme armate di vuvuzela, padri baritoni, nonne soprano e fratellini imberbi dalle voci acutissime e penetranti, potrete immaginare il mio disagio.

Eppure mi sono appassionato. Si, avete capito bene, questo vecchio orso di montagna, questo caprone che rifugge la folla e la confusione, che ama gli spazi aperti e solitari, è stato conquistato dalla giovinezza, dall’agone, dal gesto sportivo dei ragazzi, dalla passione di mamme e papà scatenati.

Ogni tanto, nell’udire i cori inneggianti o sbeffeggianti, pensavo: speriamo che la situazione non degeneri, speriamo che si diano una calmata… Ma nessuno si calmava, anzi, con il procedere del match il clima sì infuocava sempre più e gli arbitri venivano apostrofati al coro di buffoni, buffoni (non sono in grado di dire come abbiamo arbitrato, dato che non ci capisco niente…).

Ma la mia attenzione ormai era tutta per i ragazzi. Sarà che sono padre anch’io, sarà che ho il cuore tenero, sarà che ricordo la mia adolescenza come fosse ieri, gli ideali e la semplicità di quegli anni, ma vedere questi ragazzini non ancora quindicenni dal viso pulito e sbarbato correre continuamente da una parte all’altra del campo, incitati come si incita un cavallo al galoppo da genitori, nonni, fratelli e amici oltre che dai loro allenatori, mi sembrava una cosa veramente bella.

Perché bella? Perché questi ragazzi non corrono per soldi, non corrono per fama e credo che alla fin fine non corrano neanche per il premio che li attende, la coppa, ma perché quella loro corsa significa vivere. Conquistare quella palla, centrare quel canestro significa esprimere se stessi, affermare la propria individualità, dire “io ci sono”, “io valgo”. Significa crescere.

Guardavo quei visi tirati e ansimanti e vedevo dei novelli Eracle alle prese con sovrumane fatiche, moderni Milone calcare il parquet invece del suolo polveroso di Olimpia antica, emuli d’Achille piè veloce rincorrere gli avversari in fuga sotto le mura di Troia.

Il numero 10 è bravo, quando conquista il pallone e si lancia in velocità tra gli avversari non lo ferma più nessuno, come Mercurio che scende dall’Olimpo foriero di messaggi per dei, umani e semidei, e sfreccia come il vento, con le ali ai piedi. E che dire del numero 32? Un autentico faro in mezzo al campo e su di lui si concentrano gli avversari: quando ha la palla lo affrontano in due, in tre, e nella mia immaginazione è Aiace Telamonio, il più alto degli achei, colossale guerriero che dominava il campo di battaglia e da solo fronteggiava un intero esercito.

Dall’altra parte il numero 23 è forte, veloce, orgoglioso, elegante nelle sue movenze e segna un canestro dopo l’altro. Mi ricorda Ettore, bello e sfortunato, ma destinato a lasciare un segno imperituro. E il numero 11, con quei due canestri da 3 punti uno dietro l’altro che riaprono la partita, con una mira come quella non può essere che Paride, il principe, l’arciere, giustiziere di Achille.

Il match si decide negli ultimi 90 secondi. Entrambe le squadre meriterebbero quella coppa, ma il vincitore è uno solo, peccato. La gioia dipinge i volti di una parte dei ragazzi, sul viso degli altri tristezza e delusione, una piccola lezione di vita: accettare le sconfitte e ripartire, caparbi e volitivi come prima, più di prima.

Dagli spalti scrosciano gli applausi, per chi ha vinto e per chi ha perso. Tutto il pubblico unito in un solo grande e continuo applauso, per i ragazzi, per gli allenatori, per gli arbitri. Anche i più infuocati spettatori, quelli che fino a poco prima avevano urlato, fischiato e strombazzato, ora stanno lì, in piedi, ad applaudire. Non ci sono sconfitti oggi, tutti sono vincitori: i ragazzi, i genitori, lo Sport.

Nell’assistere a questa scena conclusiva, ricordando cosa era successo il giorno prima a Roma, mi son detto: c’è ancora speranza!

Condividi:

  • Tweet
  • E-mail
  • Condividi su Tumblr
  • Pocket

Mi piace:

Mi piace Caricamento...

L’importanza delle piccole cose

17 venerdì Gen 2014

Posted by Andrea in Riflessioni

≈ 13 commenti

Tag

amicizia, carpe diem, felicitá, Pensieri, riflessioni, senso della vita, vivere pienamente

20140117-120207.jpg

Ciao, come va?
Insomma…

Ciao, come va?
Lasciamo perdere.

Ciao, come va?
C’è una domanda di riserva?

E così via…

Quante volte sento forme di saluto così poco entusiastiche…

Quante volte ci arrabbiamo sul lavoro per un piccolo problema, per un’incomprensione con un collega, per un contrattempo che ci costringe in ufficio fino a tardi o a portarci a casa il lavoro non finito? Quante volte perdiamo la pazienza intrappolati nel traffico o ci irritiamo con gli altri automobilisti? Quante volte proviamo fastidio per un atteggiamento scontroso o maleducato?

E quante volte ci portiamo dietro tutto questo per ore o per giorni?

Continua a leggere →

Condividi:

  • Tweet
  • E-mail
  • Condividi su Tumblr
  • Pocket

Mi piace:

Mi piace Caricamento...
Follow Pensieri sotto la neve on WordPress.com

Categorie

  • Cucina (3)
  • Escursioni (40)
  • Libri (8)
  • Montagna (58)
  • Natura (46)
  • poesia (1)
  • Racconti (13)
  • Riconoscimenti (5)
  • Ricordi (4)
  • Riflessioni (58)
  • sport (1)
  • Viaggi (34)

Articoli recenti

  • Nel regno di Narnia
  • La guerra del Leviatano
  • Buon anno!
  • Visioni: le Tre Cime di Lavaredo
  • Tutto vero, di Alessandro Depegi

Inserisci il tuo indirizzo email per seguire questo blog e ricevere notifiche di nuovi messaggi via e-mail.

Unisciti ad altri 679 follower

Archivi

  • marzo 2018
  • gennaio 2018
  • gennaio 2017
  • dicembre 2016
  • novembre 2016
  • ottobre 2016
  • settembre 2016
  • giugno 2016
  • Maggio 2016
  • aprile 2016
  • marzo 2016
  • febbraio 2016
  • gennaio 2016
  • dicembre 2015
  • novembre 2015
  • ottobre 2015
  • settembre 2015
  • agosto 2015
  • luglio 2015
  • giugno 2015
  • aprile 2015
  • marzo 2015
  • febbraio 2015
  • gennaio 2015
  • dicembre 2014
  • novembre 2014
  • ottobre 2014
  • settembre 2014
  • agosto 2014
  • luglio 2014
  • giugno 2014
  • Maggio 2014
  • aprile 2014
  • marzo 2014
  • febbraio 2014
  • gennaio 2014
  • dicembre 2013

Eccomi qua

Crea un sito o un blog gratuito su WordPress.com.

Privacy e cookie: Questo sito utilizza cookie. Continuando a utilizzare questo sito web, si accetta l’utilizzo dei cookie.
Per ulteriori informazioni, anche sul controllo dei cookie, leggi qui: Informativa sui cookie
  • Segui Siti che segui
    • Pensieri sotto la neve
    • Segui assieme ad altri 679 follower
    • Hai già un account WordPress.com? Accedi ora.
    • Pensieri sotto la neve
    • Personalizza
    • Segui Siti che segui
    • Registrati
    • Accedi
    • Segnala questo contenuto
    • Visualizza il sito nel Reader
    • Gestisci gli abbonamenti
    • Riduci la barra
 

Caricamento commenti...
 

    %d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: