Tag
13 novembre, attacchi, attentati, dati, fanatismo, guerra, guerra santa, isis, islam, numeri, Parigi, statistiche, terrore, terrorismo, venerdì 13, violenza
Programmi televisivi e radiofonici, quotidiani, riviste e il grande oceano dei siti web e dei social continuano a discutere e analizzare i fatti di Parigi, l’estremismo islamico, i rapporti tra occidente e paesi arabi. Ieri sono entrato in libreria e cosa mi trovo davanti? Un intero scaffale tematico su Islam, Isis, Fallaci eccetera.
La prima cosa che penso è: possibile che dobbiamo sempre sfruttare commercialmente ogni cosa? Anche le tragedie? La risposta è scontata ed è sì, tutto ciò che può essere sfruttato per fare soldi si sfrutta, tragedie comprese. Ma poi, ripensandoci, mi viene in mente che forse siamo proprio noi lettori, noi telespettatori, noi gente comune a cercare informazioni su questi argomenti per capire meglio, per comprendere da dove nasce tutto questo odio, tutta questa violenza.
Lasciando agli esperti e agli analisti il compito di inquadrare bene il fenomeno analizzando tutti gli aspetti politici, religiosi, sociali, culturali, mi son detto: e se partissimo dai numeri? Sicuramente i numeri non ci diranno il perché delle cose, ma ci aiuteranno a dare una dimensione al fenomeno, a capire quanto è grave, quanto dobbiamo preoccuparci.
Così dopo aver fatto qualche ricerca mi sono imbattuto in un sito interessante, quello del Global Terrorism Database (GTD), curato dal National Consortium for the Study of Terrorism and Responses to Terrorism (START) dell’Univerità del Maryland. Il GTD è un open database che contiene informazioni sugli eventi terroristici avvenuti in tutto il mondo a partire dal 1970. La versione attuale è aggiornata al 2014 e contiene informazioni sulla geografia, le armi utilizzate, gli obiettivi colpiti, il numero di vittime, i gruppi terroristici e molto altro ancora. Potete consultare i dati direttamente dal sito, ma la cosa più interessante è che il GTD può essere interamente scaricato previa registrazione da questa pagina. Così l’ho fatto e poi ho cominciato a giocare un po’ con i dati, facendo alcune elaborazioni che mi sembrano interessanti.
Innanzitutto i numeri globali del terrorismo: dal 1970 a oggi nel mondo sono stati registrati oltre 140.000 attentati terroristici, con circa 310.000 morti e 400.000 feriti. La distribuzione geografica degli attenti è illustrata nel grafico seguente. Cliccando sul grafico potete aprirne la versione dinamica sul sito di Infogram.
Che ne dite? Il fenomeno sembra ben distribuito in ogni parte del mondo, anche se Medio Oriente/Nord Africa, Asia meridionale e Sud America sono le aree nettamente più colpite. In Europa occidentale abbiamo numeri di tutto rispetto, mentre il Nord America sembra non conoscere il fenomeno (USA e Canada sono rappresentati dal rettangolino arancione in basso a sinistra).
Insomma, i numeri globali ci dicono che il terrorismo è diffuso ovunque, ma forse vale la pena restringere l’ambito dell’analisi agli ultimi anni, perché partendo dal 1970 rischiamo di risentire di fenomeni ormai scomparsi o quasi (brigatismo rosso, separatismo basco, corso, IRA, Alba Dorata, Sendero Luminoso ecc.). Concentriamoci allora sul periodo 2000-2014. Ecco il risultato (cliccate sul grafico per accedere alla versione interattiva):
I numeri ovviamente sono cambiati, stiamo parlando degli ultimi 14 anni, ma osservate le aree colorate: le Americhe sono praticamente scomparse, l’Europa ha ridotto drasticamente la propria superficie, mentre appaiono molto più grandi Medio Oriente/Nord Africa, Asia meridionale, sudorientale e Africa sub sahariana. E’ evidente come alcune aree del mondo si sono nettamente raffreddate mentre altre si sono drammaticamente accese. Questo è ancor più evidente se osserviamo la percentuale di attentati compiuti negli ultimi 14 anni rispetto a quelli complessivamente compiuti dal 1970: in Medio Oriente/Nord Africa il 73% degli attentati si è svolto dopo il 2000, addirittura il 77% in Asia meridionale, mentre “appena” il 14% degli attentati in Europa occidentale si è svolto dopo l’anno 2000. Queste differenze si apprezzano meglio nel grafico seguente, dove ho rappresentato la diversa incidenza percentuale degli attacchi nelle diverse aree rispetto al totale degli attacchi mondiali nei due periodi 1970-2014 e 2000-2014. Per esempio, in Medio Oriente/Nord Africa dal 1970 al 2014 gli attentati sono stati circa il 25% del totale mondiale, ma se consideriamo solo gli ultimi 14 anni sono quasi il 35% del totale. Viceversa, in Europa occidentale il numero di attentati nell’intero periodo è l’11% del totale, mentre dal 2000 a oggi solo il 3%.
Di seguito una cartina del mondo: le aree più scure rappresentano quelle più colpite. Per ottenere un maggior numero di aree evidenziate ho impostato come valore massimo 500, significa che le nazioni che nel periodo 2000-2014 hanno avuto più di 500 attentati sono rappresentate con il colore nero, ovviamente c’è una bella differenza tra il numero totale di attentati perpetrati in Gran Bretagna (712) rispetto al Pakistan (9708)! Cliccate sul grafico per visualizzare il nome degli Stati ed il numero di attacchi.
Ma ciò che deve far pensare maggiormente è che il numero totale di attentati ha iniziato ad aumentare esponenzialmente a partire dal 2012, come si vede dal grafico seguente. Evidentemente qualcosa nel mondo si sta evolvendo nella direzione sbagliata.
Andiamo più nel dettaglio. Visto che negli ultimi tre anni il numero di attentati è cresciuto così tanto, chiediamoci chi sono coloro che li attuano. Ecco quali sono i primi 10 gruppi terroristici per numero di attacchi perpetrati nel periodo 2012-2014:
Avreste mai pensato che al sesto posto avremmo trovato un gruppo di ispirazione maoista? Niente paura, colpiscono esclusivamente in India e Nepal.
Dove agiscono questi specialisti del terrore? Ecco una mappa di calore che rappresenta i loro principali obiettivi:
Insomma, andiamo a finire sempre lì: Medio Oriente, Nord Africa, Asia meridionale. Una sola sorpresa: la Colombia con 352 eventi registrati.
Un ultimo dato: il trend degli attentati suicidi, quelli che più ci fanno paura, purtroppo è in forte crescita, come del reso quello degli attentati in generale:
più attenzione prende l’ISIS più si fanno vedere e sentire.. non ho detto igniorarli ma dagli di meno soddisfazione.. ci sono anche altre cose di cui si pò parlare .. credo nel mondo accadano anche belle cose … Pif
Senz’altro, ci sono soprattutto cose belle. Ma la deriva che sta prendendo questo mondo non mi piace, bisogna parlarne
a chi lo dici, il mondo sta peggiorando e questo non va bene.. per quello voglio sentire anche belle cose…
mi concentro sul grafico ” primi 10 gruppi terroristici per numero di attacchi perpetrati nel periodo 2012-2014:”.
La maggior parte dei più attivi hanno nomi diversi ma sono riconducibili sempre alla stessa…stirpe. Quelli là, quelli che pregano dal mattino alla sera! “Allah, Allah…”.
Non c’è dubbio che hanno un mare bello vasto e pescoso in cui coltivare i propri adepti
Grazie per la tua disamina Andrea. Un abbraccio
Grazie a te Enrico!
Interessantissimo. Grazie
Grazie a te Nin!
Molto interessante. Terribilmente interessante.
Bisognerebbe parlarne ma anche con una cruente realtà però, con dovizia di particolari e non con le solite spettacolarità televisive che, non capisco poi perchè, piacciono ad una grande fetta di utenti.
La verità su alcune realtà teroristiche metterebbe davvero paura e forse….
La televisione, si sa, punta alla spettacolarizzazione di tutto. Il messaggio deve essere breve e incisivo, meglio un’immagine cruda fine a se stessa che un ragionamento lungo e complesso che pochi seguirebbero. I talk show dovrebbero essere il luogo giusto dove discutere e analizzare, ma spesso anche li conta più lo spettacolo.
“show”….
E già, contiene già nel nome lo scopo del programma 😉