Cent’anni dopo regna il silenzio sul Monte Piana.
Bisogna venirlo a cercare il silenzio, sia chiaro. Non lo troverete durante l’estate chiassosa, quando rombano i motori dei fuoristrada che portano su i turisti da Cortina. E nemmeno durante l’inverno imbiancato, quando le motoslitte cariche di gente pigra e ingorda ronzano peggio di zanzare sulla povera schiena martoriata di questa nobile montagna.
Triste destino quello del Monte Piana: deturpato dalle trincee, scosso dai cannoni, tomba a cielo aperto cent’anni fa, durante la Grande Guerra. Tormentato da mezzi a motore e da folle vocianti per dieci mesi all’anno ai giorni nostri.
Ma in questo mese novembre, quando la montagna riposa dopo la breve estate e prima del lungo inverno, il Monte Piana respira e riconquista se stesso: nessun vociare di folle salite quassù senza fatica, solo il respiro leggero di chi ama i monti e li rispetta per ciò che sono e non per ciò che possono fruttare.
Ogni cosa riprende la sua giusta dimensione: il silenzio assoluto, la bianca distesa di neve che brilla sotto il sole pallido, le antiche trincee si intravvedono tra i cumuli di neve e scorrono sulla groppa della montagna come tanti canali asciutti, le impronte di uomini e animali disegnano astruse trame.
Siedo su una pietra e consumo il mio pranzo frugale: un semplice panino che però, in questo contesto, mi sembra il cibo più buono del mondo. Attorno a me le montagne più belle:
la Croda Rossa
I Cadini
Le Tre Cime di Lavaredo
Il Cristallo
Le trincee si aprono nella neve come profonde cicatrici nella carne di un gigante, come immense rughe sulla pelle questo antico essere che domina le Valli.
Le tracce di una lepre seguono incomprensibili percorsi e si perdono sull’altopiano. I miei occhi le seguono e la mente si immerge nel bianco e nel blu.
Bellissimo quadro Andrea! Emozionante! e non mi riferisco solo alle meravigliose fotografie.
Leggere le tue parole nel silenzio della notte è come essere lì nell’armonia della natura.
Grazie! 🙂
Primula
Ciao Primula, sono felice che ti sia piaciuto.
Un abbraccio
Andrea
Grande Andrea sai emozionare sempre mentre leggendo anche noi abbracciamo con lo sguardo una natura incontaminata dove solo le impronte di quella lepre, rifugiatasi chissà dove, viola una neve immacolata e vergine. Un forte abbraccio esteso anche a tutta la famiglia. isabella
Ciao Isabella, grazie!
Le impronte della lepre mi affascinano per la forma particolarissima, per i disegni che tracciano nella neve. Dev’essere uno spettacolo vederla scorrazzare sollevando la neve in corsa…
Un abbraccio e buona domenica a voi!
Anche a te caro Andrea. Ciao
Quelle trincee o ferite aperte. Per sempre. ferite che immancabilmente si riaprono ad ogni nuovo conflitto, anche il più minuscolo, su questa Terra. Quel monte è come se la rappresentasse tutta.
Hai scritto cose meravigliose, solo chi ha l’anima nobile poteva capire cosa veramente c’è lassù.
Mi emoziono sempre quando vedo le tracce della Grande Guerra, mi vengono in mente quelle generazioni distrutte, quelle gioventù negate, quelle storie di tristezza, morte e valore. I canti degli alpini poi, non ne parliamo nemmeno, vanno diritti al cuore.
Ricordo i racconti di mio nonno, che nel 1917 era un bambino, viveva oltre la linea del Piave ed ebbe gli austriaci in casa.
Noi non ci rendiamo conto della fortuna che abbiamo!
Un abbraccio Paola, buona domenica.
Condivido tutto ciò che hai scritto, quando penso a tutti quei giovani morti mi sento morlee, come quando ho visitato qualche sacrario….le lacrime nascono spontanee, perchè non si può rimanere indifferenti a una mattanza del genere: speranze, amori, risate, la gioia stessa di vivere che si prova da giovanissimi…tutto spazzato.
Ti abbraccio.
Condivido. Ricorderò sempre l’emozione provata quando, da allievo ufficiale, partecipai ad un picchetto d’onore alle Fosse Ardeatine. Mentre la tromba intonava il “silenzio” sentivo un peso enorme sul cuore e una gran voglia di piangere.
La guerra è orribile e peggio ancora sono le mostruosità commesse contro gli innocenti, come purtroppo anche in questi giorni le cronache non mancano di dare notizia.
Un abbraccio
Andrea
Leggo il tuo post interrompendo la lettura di un libro che si intitola, appunto, “Silenzio”. Lo ha scritto un violoncellista che ama il silenzio nella musica della natura, é il musicista Mario Brunello che ama portare la sua musica nei boschi, tra le montagne, nel silenzio dei grandi spazi. Grazie Andrea, mi fai respirare bellezza!
Ciao Cristina, mi piace molto questa idea di Brunello. La musica è forse una delle creazioni più originali dell’uomo ed è bellissimo immaginare di volerla sposare con l’ambiente naturale. Ricordo molti anni fa, camminavo in alta montagna con mia moglie, e sentimmo giungere da lontano il suono di una cornamusa. Più tardi incontrammo un paio di persone con indosso dei kilt scozzesi che suonavano le cornamuse in mezzo alle rocce, in un ambiente dove le pareti incombenti creavano una cassa armonica naturale che amplificava la loro musica e la mandava lontano. Fu una sensazione stupenda!
Musica e natura insieme, meraviglioso.
Buona domenica!
Cazzo che posti. E che foto!
Ma sono foto di questo ultimo we?
Ciao Marco
Le foto le ho scattate sabato 22 novembre con un Nokia Lumia. Il luogo è incantevole, ma per goderne appieno consiglio di andarci fuori stagione (primavera o autunno). Qui trovi informazioni e altre foto: http://www.montepiana.com