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Ho imparato a sciare quando avevo 16 anni. A quell’età l’ebbrezza di lanciarsi in vertiginose discese per poi risalire e ridiscendere senza sosta è un’emozione che non ha paragoni. La natura immensa che ti circonda, i panorami infiniti, le luci e i colori non catturano la tua attenzione a quell’età. Più che la bellezza dell’ambiente sono le bellezze sulla pista a destare l’attenzione di un adolescente.

Col passare degli anni lo spirito con cui approcciavo la montagna è cambiato. Non che da ragazzo non ne apprezzassi l’atmosfera, i panorami, i profumi e non è neppure che con gli anni sia aumentata la mia capacità di osservare l’ambiente, catturando dettagli che prima sfuggivano al mio occhio. Forse ciò che è cambiato sono io, io e ciò che cerco nell’andar per monti.

Pian piano mi sono accorto che sciare su quelle piste affollate da persone più interessate a sfoggiare l’ultimo modello di sci o di piumino, in coda per acquistare lo skipass, in coda per salire sulla seggiovia, in coda per mangiare un piatto caldo o un panino, in coda per rientrare in auto, mi aveva stancato. La velocità non mi interessava, disegnare curve perfette sulla neve ben battuta non era più una passione.

Passai così allo sci da fondo. Oltre ad essere notevolmente più economico, si tratta di un’attività che ti avvicina maggiormente alla natura. Innanzitutto ti circonda il silenzio, perché nessun fondista ama sprecare fiato prezioso vociando e schiamazzando con gli amici, la tua velocità diminuisce e proporzionalmente aumenta l’attenzione che dedichi a ciò che ti circonda: un ramo scintillante ricoperto di cristalli di ghiaccio, l’impronta di un camoscio sulla neve, un raggio di sole che filtra attraverso il bosco. Le piste da fondo si snodano per decine di chilometri attraverso valli e passi, boschi e casere e la sensazione di essere tutt’uno con la natura aumenta. Anche nel fondo tuttavia sei vincolato a percorsi predefiniti.

Il mio desiderio era sempre più quello di immergermi totalmente nella natura, diventare tutt’uno con essa, e per questo non potevo avere limiti. Dovevo potermi muovere fuori dai percorsi tracciati per gli sciatori, la presenza di una pista battuta era un elemento antropico che turbava la purezza dell’ambiente. Dovevo poter vagare per le montagne senza incontrare altri esseri umani che non fossero i miei compagni d’avventura.

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Fu così che io e mia moglie acquistammo due paia di racchette da neve, dette anche ciaspe o ciaspole. Recentemente questi oggetti sono divenuti abbastanza di moda, per chi frequenta Cortina d’Ampezzo e altre località montane-mondane non è raro imbattersi in pazzoidi che risalgono le piste da sci con le ciaspe ai piedi, rischiando di farsi investire dagli sciatori. Vent’anni fa invece eravamo dei pionieri: una semplice strada forestale, che in estate viene percorsa da eleganti signore con cagnolino al guinzaglio e borsetta di coccodrillo, in inverno si trasforma in un percorso avventuroso nel bosco, dove l’unico modo di orientarsi è quello di tenere d’occhio la maggiore distanza tra gli alberi che evidenzia il sedime stradale. Non una persona, non uno schiamazzo o brontolio di motore. Solo tu, il rumore della racchetta che sprofonda nella neve, il tuo respiro, gli alberi mossi dal vento. E ogni tanto una sorpresa: un camoscio che ti osserva spaventato e poi corre sulla neve, fino a sparire nel bosco fitto o giù da un dirupo, subito seguito dagli altri membri del suo branco, tutti in fila uno dopo l’altro.

Avete mai camminato sulla cresta innevata di una montagna? Avanzando lentamente verso la cima non per conquistarla, perché non si può conquistare una montagna, bensì per entrare in sintonia con lei, per esserne parte, purché essa ve lo consenta.

Avete mai teso l’orecchio trattenendo il respiro per ascoltare il silenzio? Quel silenzio totale che solo in mezzo a monti innevati potete sentire, quell’incanto che anche un semplice soffio di vento potrebbe spezzare.

Emozioni impagabili…

E poi arriva il momento di ritornare alla tua auto, con il sole ormai basso e i colori che si accendono, con gli occhi e la mente pieni delle meraviglie a cui hai assistito, con il cuore più leggero perché per qualche ora sei stato estraneo al mondo umano e tutt’uno con il mondo naturale.

Così mi piace andar per monti.

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